Omaggio a Cosimo I

Le Gallerie degli Uffizi celebrano il cinquecentenario della nascita di Cosimo I (1519-1574), primo Granduca di Firenze, dedicandogli un ‘trittico’ di mostre: Cento lanzi per il PrincipeUna biografia tessuta. Gli arazzi seicenteschi in onore di Cosimo I  e La prima statua per Boboli. Il Villano restaurato.

La prima esposizione ad aprirsi, Cento lanzi per il Principe, è dedicata alla Guardia tedesca dei Medici (‘Guardia de’ lanzi’ in vernacolo fiorentino), composta dai caratteristici alabardieri in livrea. La mostra si svolge al primo piano degli Uffizi e non per caso: dalle finestre delle sale si può infatti ammirare la Loggia dell’Orcagna su Piazza della Signoria, che per essere stata la facciata del quartier generale della Guardia tedesca negli Uffizi è ancora oggi nota come Loggia dei Lanzi (abbreviazione dal tedesco “Lanzknecht”, lanzichenecchi). Il loro arrivo a Firenze nel 1541 è una delle manifestazioni della fedeltà di Cosimo I all’imperatore Carlo V d’Asburgo: molto prima di diventare duca di Firenze, Cosimo aveva infatti più volte potuto vedere in azione la Guardia dei cien Alemanes (cento tedeschi) che seguivano l’imperatore in tutti i suoi pellegrinaggi.

Per quasi duecento anni, fino al 1738, i Lanzi hanno svolto una funzione cruciale nell’ambito della corte medicea. Compito principale della guardia era difendere la persona del sovrano e i suoi più stretti congiunti, pertanto nelle raffigurazioni degli eventi legati al sovrano, i suoi soldati appaiono quasi sempre, facilmente individuabili grazie ai loro costumi sgargianti e alla loro arma iconica: l’alabarda.

La mostra percorre la storia di questa milizia sotto vari aspetti – sociale, culturale, militare: divise in quattro sezioni, oltre 90 opere tra armature, armi, vestiti, incisioni, dipinti, documenti e libri ne raccontano l’istituzione e la storia, senza tralasciare l’impatto che essa ebbe sulla vita cittadina. È un racconto a tutto campo, che coinvolge tanto il popolo quanto i personaggi della corte, dai nani alla duchessa Eleonora da Toledo. Sono esposti oggetti sensazionali: quello che resta dell’armatura di Cosimo I, e la splendida armatura del capitano Fernberger con impresso lo stemma mediceo, proveniente dal Künsthistorisches Museum di Vienna, oltre ad armi, oggetti, incisioni e ritratti. Le guardie furono immagini iconiche del potere principesco, capaci, con la sola comparsa, di trasformare un qualsiasi spazio e situazione in una “scena di corte”. Dopo circa 200 anni di fedele servizio, furono l’ultima vestigia del vecchio regime ad abbandonare il proprio posto, rimanendo a scorta dell’Elettrice palatina fino all’arrivo a Firenze, nel marzo 1738, della Guardia svizzera dei Lorena che prese il loro posto. “Gli studi archivistici del Medici Archive Project sugli alabardieri tedeschi a Firenze – commenta il Direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt - hanno fatto emergere una messe di informazioni inedite, portando alla luce opere d’arte dimenticate o sconosciute, e offrono ora una nuova lettura per innumerevoli documenti figurativi del periodo, legati alla storia di Firenze al tempo dei lanzichenecchi”.

Una biografia tessuta. Gli arazzi seicenteschi in onore di Cosimo I - Nella sala Bianca e nella sala delle Nicchie di Palazzo Pitti l’esposizione che ricostruisce l’antico allestimento della Sala di Saturno voluto da Ferdinando II

Nove maestosi arazzi in lana e seta raccontano, tra la sala Bianca e la sala delle Nicchie di Palazzo Pitti, i momenti salienti del governo del primo Granduca Medici. La mostra Una biografia tessuta. Gli arazzi seicenteschi in onore di Cosimo I mette in luce come la realizzazione tra il 1653 e il 1668 degli arazzi rappresenti un doppio omaggio di Ferdinando II de’ Medici al fondatore del granducato di Toscana.
Per celebrare il quinto centenario della nascita di Cosimo I de’ Medici – spiega il Direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt - una mostra di arazzi è quanto di più adatto: fu lui infatti a fondarne la Manifattura nel 1545. Inoltre, la serie di arazzi ora esposti ci offre un excursus encomiastico sulla figura e sull’opera del sovrano, con una sequenza di episodi che esaltano la centralità del ruolo di Cosimo nella storia della dinastia medicea e del governo della Toscana”.
Gli arazzi, che misurano da cinque metri fino a oltre otto di lunghezza, furono originariamente concepiti per la sala di Saturno in Palazzo Pitti, cuore del potere del sovrano, consacrata alle Udienze Segrete del granduca Ferdinando II, che con questa commissione legittimava e nobilitava il proprio governo, rendendo omaggio al suo predecessore.
Questa preziosa serie narra in successione cronologica la vita pubblica di Cosimo I e le sue gesta più significative: dall’ascesa al potere, al consolidamento del dominio sulla Toscana, alla trasformazione urbanistica e architettonica di Firenze, ai rapporti con il potere pontificio e alla creazione di un ordine cavalleresco. Disegnati da pittori di fama, ed eseguiti nella manifattura creata dal Duca, gli arazzi dovevano essere esposti in un trionfo decorativo tutto barocco, che anticipava i fasti delle più grandi regge europee. Il risultato doveva essere un’apoteosi del potere mediceo, rappresentato da Cosimo, tra le dorature, gli stucchi di Giovan Battista Frisone e gli affreschi di Ciro Ferri raffiguranti Il Principe ideale che si libra tra la Prudenza e il Valore verso la Gloria e l’Eternità. Alla fine, degli otto arazzi tessuti ne furono appesi soltanto sei, identificati dalle misure. Il settimo e l’ottavo della serie, con episodi dedicati ai rapporti con le monarchie europee, vengono esposti oggi, per completezza, nella sala delle Nicchie. L’allestimento originale, ricreato nelle immagini in catalogo, mostra tutta l’importanza di questa impresa dedicata a Cosimo: un omaggio del nipote Ferdinando II che voleva celebrare l’avo e con lui tutta la stirpe dei Medici, e che oggi ci ricorda la gloriosa stagione della manifattura degli arazzi a Firenze, istituita proprio da Cosimo I.

La prima statua per Boboli. Il Villano restaurato - Nella sala delle Nicchie di Palazzo Pitti la mostra dedicata al recupero de il Villano con la Botticella realizzata da Giovanni di Paolo Fancelli su disegno del maestro Baccio Bandinelli

A concludere le tre mostre dedicate al cinquecentenario della nascita di Cosimo I, la sala delle Nicchie di Palazzo Pitti ospita La prima statua per Boboli. Il Villano restaurato, dedicata al restauro che ha donato nuova vita alla prima statua di Boboli, il Villano con la Botticella.
Acquistato dalla consorte di Cosimo, Eleonora di Toledo, nel 1550, Palazzo Pitti divenne nel tempo la nuova residenza dei granduchi, con il suo giardino che si impose come modello da imitare per le regge di tutta Europa. Ma Boboli non è soltanto questo, è anche uno dei più importanti musei di scultura all’aperto, con capolavori che datano dall’impero romano fino ai giorni nostri. Nel parco della reggia medicea nacque anche, nel Cinquecento, la scultura da giardino dell’epoca moderna, che più tardi sarebbe stata chiamata “di genere”.

Tra queste il Villano con la Botticella, scolpita entro il 1557 da Giovanni di Paolo Fancelli su disegno del maestro Baccio Bandinelli, e capostipite di una fortunata tradizione di statue fatta di popolani ripresi nelle loro occupazioni quotidiane, che tutt’ora animano i percorsi all’aperto nel giardino mediceo. Il Villano era esposto inizialmente in un grande vivaio che serviva il palazzo e insieme alimentava la fontana di piazza della Signoria. Quando al posto di questa conserva d’acqua venne realizzata la Grotta del Buontalenti, il Villano fu trasferito a Pratolino e solo alla fine del Settecento venne riportato a Boboli, la sua ultima collocazione all’aperto, nelle vicinanze dell’ingresso di Porta Romana, dove è stato sostituito ora da una riproduzione marmorea. Nel corso delle analisi sull’opera è emerso il dettaglio di una roncola impiegata dai contadini per potare i rami minori delle piante, che restituisce con rustica verità, ancor più incisiva della piccola botte, la natura contadinesca della figura. Il restauro completato per la mostra vuole rendere omaggio alla coppia ducale e offrire una spunto di visita a questi luoghi cosimiani, ma è soprattutto un’impresa di tutela: la statua è stata liberata da muschi, alghe, licheni e funghi, nonché dal calcare accumulatosi negli anni con la pioggia.